I muri tengono tutti fuori. I confini insegnano loro dov'è la porta
Questo articolo mi è costato tanto che ci ho lavorato per più di una settimana e quindi la settimana scorsa è saltato il nostro appuntamento con la nostra rubrica!
E’ che l’argomento meritava tutte le riflessioni del caso, e che nemmeno ancora per me è un argomento che mastico con semplicità, anzi il saper mettere confini e imparare a dir di no sono per me grandi novità che inizio a maneggiare in questo periodo della mia vita.
Penso che sia un tema che oggi in questa società dove tutto si mostra, dove si entra nel personale e nel vissuto di tutti in maniera prepotente, con sempre un po’ quel preconcetto sotto che se non ti mostri hai qualcosa di losco da nascondere, diventi piuttosto centrale, perché la nostra percezione su questi argomenti cambia e diventa distorta.
Sto imparando a livello personale, nella mia psicoterapia, quanto la mia mancanza di confini netti con il mondo esterno e con l’altro mi abbia sempre portato a fondermi, a non vedere un limite, a non saper più distinguere se le necessità, gli stati emotivi, le motivazioni fossero i miei o di qualcun altro al di fuori di me. Ho lavorato tanto e ancora sto lavorando, per sapere stare con l’altro anche nell’aiuto, nella condivisione, nella relazione senza che le nostre entità si confondano, ma preservando e valorizzando la nostra unicità. E sto scoprendo che questo lavoro è innanzitutto fondamentale per preservare sé stessi e che può essere possibile solo attraverso lo stabilire dei confini. Sto scoprendo che la relazione è più equilibrata, arricchente e in un certo qual senso etica per entrambe le parti se esistono dei sani netti confini. E attenzione, appunto, mettere confini, non significa erigere muri, ma disegnare intorno a noi lo spazio necessario per far coltivare il nostro spazio interiore. E allora perché non li ho mai messi e non li ho mai visti in maniera positiva?
Le motivazioni ovviamente possono essere moltissime ed estremamente personali, ma per lo più quello che riscontro parlandone con altri o quello che percepisco che trapela dalle loro parole o azioni è che spesso siamo incapaci di stabilire confini perché di fatto pensiamo di essere “cattivi” nel farlo. Sto assolutamente semplificando un concetto molto più ampio che interessa l’ambito psicologico, rendendolo riduttivo, me ne rendo conto, ma allo stesso tempo credo che sia importante dare degli spunti perché ognuno di noi ragioni su aspetti importanti di sé e di conseguenza delle relazioni, perché è la base di un sereno rapporto con noi stessi e di conseguenza il principio fondamentale su cui dovrebbe basarsi una relazione.
Il saper mettere confini, il saper dire di no, il saper stabilire regole nel rapporto sociale sono competenze che di fatto vanno insegnate, tutelate e allenate. In primis per noi stessi, nel comprendere che mettere dei limiti non significa mettere dei muri, come dicevo, ma stabilire dei confini chiari entro i quali l’altro possa muoversi, a tutela della nostra sensibilità ed emotività. Significa aver chiaro che, siccome ognuno di noi è diverso, quale sia il limite da non sorpassare è un’informazione che dobbiamo esplicitamente fornire all’altro attraverso la comunicazione. E’ un atto d’amore verso sé stessi. E’ l’informazione che dobbiamo necessariamente fornire all’altro come feedback rispetto alla sua richiesta. E’ stato per me di grande aiuto l’indicazione della Dott.ssa Marzia Benvenuti (vi invito a seguire il suo interessante profilo instragram @cronachediunabionda a tal proposito…) che nel nostro dire di no non stiamo di fatto rifiutando o giudicando la persona, ma stiamo mediando la sua richiesta in base al nostro sentire e le nostre necessità. Con questa accezione il nostro “no” diventa di fatto un’informazione di cui dotiamo l’altro perché abbia più chiaro come potersi approcciare a noi nella sua richiesta, nella relazione. Insomma, sotto sotto altro che cattivi… gli stiamo pure facendo un favore! Di sicuro lo facciamo a noi stessi.
Saper mettere confini diventa quindi quella competenza fatta di rispetto e conoscenza di noi e dei nostri bisogni e peculiarità. In quest’ottica il saper stabilire confini ci permette di confrontarci su una richiesta che produca una situazione realistica e bilanciata per entrambe le parti. Significa stare nel range delle vere possibilità e nell’equilibrio di ciò che è fattibile e accettabile per entrambi, senza che debba esserci sbilanciamento nel sacrificio da nessuna delle due parti. Non è una questione di rinuncia, ma piuttosto di mediazione; non è un rifiuto, è una rielaborazione.
E come si impara quali sono i nostri confini? Si costruiscono attraverso la conoscenza di noi stessi che inizia in tenera età, attraverso le regole che ci vengono date, che devono essere di fatto anch’esse realistiche e non dispotiche né troppo blande. Sono queste regole che ci permettono di non avere pretese irreali e di saper gestire la frustrazione di non poter sempre ottenere tutto quello che desideriamo. Ecco che le regole prendono quindi la dimensione dell’accudimento, non della privazione; e che i limiti che ci vengono imposti di fatto ci servono perché nel contenimento ci sentiamo protetti, pensati e amati, ci dicono che non siamo abbandonati a noi stessi e danno autorevolezza ai nostri punti di riferimento. E ancora, ci insegnano qual è la realtà delle cose possibili e a muoverci nel campo delle possibilità con rispetto per noi stessi e in ascolto con l’altro.
Quasi banale sottolinearvi quanto questo oggi possa avere a che fare con i nostri compagni di vita a 4 zampe…
Chi mi conosce sa bene che non sono affatto per un’educazione autoritaria o dispotica, non è questo che voglio dire con questo articolo. Piuttosto mi preme suggerire di vedere il mettere regole come un atto di educazione e amore anche verso il nostro cane, che il dargli il senso del limite lo renderà un cane equilibrato nelle richieste che giustamente ci rivolge e che vanno per me ascoltate e accolte quando fattibile, ma anche mediate e indirizzate quando esagerate o poco realistiche; che il saper gestire la frustrazione del non poter avere tutto e subito trovo che sia una competenza importantissima da avere, ancor di più in questa nostra società così poco adatta agli animali altri (e che mi piacerebbe veder cambiare in questo senso… ma al momento la realtà delle cose in cui vivere è questa); che se vogliamo davvero avere una relazione in equilibrio con il nostro cane l’obiettivo a cui dobbiamo puntare non è tanto il sembrargli i più buoni del mondo, quelli che gli danno tutto quello che desidera e accolgono ogni sua richiesta, ma piuttosto quelli affidabili a cui rivolgersi, la roccia a cui aggrapparsi.
Lo diceva già Bowlby nelle sue ricerche no? Non riconosciamo come materna la mano che ci offre cibo, ma piuttosto chi ci fa sentire sicuri, protetti e amati. E se vogliamo ragionare proprio per associazione di idee… conoscete una cosa al mondo che ci faccia sentire più sicuri, protetti e amati di un abbraccio? E non so a voi, ma a me la sensazione che sento quando penso a un abbraccio é quella del contenimento, dello stare intimamente con qualcuno proprio perché nel contatto i nostri bordi si incontrano, non ci fondiamo, riconosciamo il limite del nostro corpo nell’incontro con l’altro, ci sentiamo accolti in qualcosa al di fuori di noi che ci permette di sentirci al sicuro. Quel confine diventa il luogo dove si crea l’energia dello stare insieme, della relazione. Ecco cosa vedo nella regola, quando equa e giusta e pensata in senso educativo e non prevaricatore, vedo quell’abbraccio del contenerti per darti la tua identità e il tuo limite; vedo l’insegnamento che se vuoi stare nella relazione la ricerca deve essere quella del punto di incontro del confine tra te e l’altro, vedo l’intimo contatto del prendermi cura di te, per farti sentire sicuro, protetto e amato, mai abbandonato, soprattutto alla confusione della fusione.
E allora coltivatevi, mettetelo quel recinto dentro cui mettere i fiori che più vi piacciono, perché avere questa dimensione è la competenza numero uno per poter essere di supporto all’altro nello stabilire quel margine che lo definisce; è quella cosa che vi permetterà insieme di dipingere la staccionata che divide i vostri giardini di quel colore che piace tanto ad entrambi, continuando ognuno a riempire il suo spazio dei suoi colori e ad apprezzare lo scambio di discorsi appoggiati a quella staccionata, insieme come singoli individui, nella scelta di stare, non nel dovere o nella dipendenza perché forti e sicuri di voi stessi.
in foto: Sioux e Jack di Cuori, che sono due che di confini e accudimento ne sanno parecchio, in quel minimo contatto fisico, che allo stesso tempo è profondamente intimo.