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E’ da ieri che questa frase mi rimbomba nella testa, anche il titolo di questo articolo è una citazione dello stesso post che da ieri occupa la mia mente con tanti e tanti pensieri… (e se ancora non lo fate vi invito a seguire la pagina de La Raccontadina profilo delicato, ma ricco di spunti e riflessioni da cui appunto ho tratto queste riflessioni)

Sono all’interno di un lungo viaggio, fatto di un percorso personale molto intimo di consapevolezza e presenza di corpo, anima e spirito e queste parole, come sempre, come in tutta la magia che abita questo mondo, arrivano al momento giusto a farmi riflettere.

Nei giorni scorsi mi è capitato di parlare con alcune persone di matrimonio e tra le idee che portavano le persone presenti c’era il fatto che sia necessario in una relazione mettersi al sicuro con un contratto (il matrimonio appunto) che ci permetta di poter usufruire di alcuni vantaggi e di stare tranquilli. Ho ripensato tanto in questi giorni a questo discorso e per quanto veda in quelle parole l’apprensione e l’accudimento di una madre per il futuro di una figlia, non ho potuto fare a meno di pensare a quanto, con tutto questo, l’amore non sentissi che centrasse nulla. E mi sono chiesta come sia possibile che una madre (oh, una su tutte quelle con questo genere di pensieri e non è una questione personale eh, anzi, grazie della riflessione… che prendendo spesso spunto dal mio quotidiano non vorrei mai che la mia interlocutrice fosse qui a leggere questo articolo, si riconoscesse e non ne fosse felice! Grazie per lo spunto!) riflettesse prima su questo e dopo sulla felicità che può portare l’amore alla figlia.

Il giorno dopo arriva questa frase “Potremmo essere felici, ma scegliamo di essere sicuri”, colpito e affondato. Ho pensato subito a alcuni cani conosciuti in canile, preoccupati dall’essere umano e da tutto il mondo circostante, a cui lasciavamo la porta del box aperta per farli uscire autonomamente (sempre in sicurezza con tutto cintato, sia chiaro!) per poter godere di uno spazio al di fuori di quei pochi metri in cui vivevano. Molti di loro, anzi oserei dire quasi tutti, nonostante la porta aperta, nonostante ci allontanassimo e li lasciassimo soli non riuscivano comunque a varcare quella soglia; molti di loro ci hanno messo mesi. Potremmo essere felici, ma scegliamo di essere sicuri. E lo scegliamo in una forma difensiva, attaccati alle nostre paure, come se il muoverci e l’esplorare ci togliessero le nostre certezze e ci esponessero ai rischi. Ci dimentichiamo della gioia di poterci perdere e scoprire luoghi inaspettati… ci dimentichiamo che la brutta esperienza è una delle possibilità, ma che toglierci la possibilità di esperire le chiude tutte le possibilità che abbiamo davanti, anche quelle felici, anche quelle gioiose, anche quelle meravigliose, sorprendenti e strabilianti. Se non tentiamo siamo sicuri, ma corriamo anche il rischio che quella sicurezza diventi un non tentare, un non muoversi, un non uscire per paura di quello che potrebbe poterci capitare. Siamo sempre lì (sì, lo so, è uno dei miei argomenti ricorrenti, ma secondo me ce n’è bisogno!) il controllo ( e in questo ambito si muovono contratti, strategie e tutto quello che la mente può elaborare per mettere paletti, definizioni e inscatolamenti vari…) è l’altra faccia della paura.

Lo aveva già scoperto Bolwby quanto sia importante la sicurezza nei suoi studi sul legame di attaccamento, in cui scopre che i cuccioli d’uomo e non, hanno necessità di un legame con una figura caregiver, ma che questa figura non è tanto la mano che nutre, ma piuttosto chi ti fa sentire sicuro, protetto e amato. I cuccioli hanno bisogno di una figura di riferimento che sappia spegnere la loro allerta e che gli permetta di non sentirsi nel pericolo, ma al sicuro, ancor più che di qualcuno che li sfami. E tanto più funziona questo legame tanto più i cuccioli saranno capaci di esplorare, avranno più coraggio di esplorare e questo gli permetterà di fare più esperienze e vedere più cose; e sarà possibile proprio perchè si sentiranno più sicuri di potersi allontanare e andare in esplorazione, certi di saper sempre dove poter scappare per disinnescare il loro senso di allerta; dove ci si sente sicuri, protetti e amati. Tutto questo ha un costo? Sì, quello che nel tentare ci si può esporre, è vero, può succedere che si attivi l’allerta perchè siamo in pericolo, ma, come dice anche sempre La Raccontadina nel suo post, tutto ha un costo.

E quando non abbiamo figure di riferimento da cui farci innescare la nostra allerta? Dove lo trovavano quei cani che sono riusciti a varcare la soglia il coraggio di farlo? Su questo pensiero mi è venuto in mente qualcosa che mi ha detto la mia amica Guia, pensiero riportato e forse più comune di quanto io pensi, ma che porto sempre con me da quel giorno: “Buttati e la rete appare”. Eh sì, perchè la differenza in questo caso la fa come abitiamo noi stessi; la differenza sta nel sentirci il nostro posto sicuro, la differenza tra una sicurezza fatta di controllo che diventa gabbia e una sicurezza che ci permette di esplorare la fa quanto siamo capaci di amarci incondizionatamente, in ogni parte di noi, ma soprattutto nelle nostre capacità, quanto pensiamo di poter tentare che intanto comunque vada potremmo sempre tornare a noi, nel nostro intimo, nella fiducia che se qualcosa non va almeno abbiamo avuto la capacità di tentare.

“Siamo un posto sicuro da abitare, niente paura”

Ho chiuso il cerchio di questi pensieri stamattina, quando ho fatto qualcosa che mi ha portato fuori dalla mia zona di comfort e ne ho avuto riscontro positivo. Cosa mi ha permesso di farlo? La fiducia. Questa meraviglia del creato che ci permette di stare nella bellezza anche davanti all’ignoto o a quello che non comprendiamo o che ci sembra negativo. In questo mio percorso sto scoprendo tanto cosa sia davvero la fiducia, la sto vivendo, la sto abitando, mi sto lasciando guidare. Ho fiducia in me e nel fatto che tutto andrà esattamente come deve andare, che non vuol dire che andrà bene, ma solo che posso stare solo nell’accettazione di come andranno le cose e che questo mi rende libera da ogni paura a riguardo, mi rende meritevole di tutto ciò che mi spetta, ma soprattutto non mi rende inadeguata in quello che va male e quando questo succederà posso sempre tornare a me, a questo posto sicuro da abitare, dove sempre posso sentirmi sicura, protetta e amata.

Ora mi sento abbastanza fiduciosa per varcare la soglia del mio box, ora so come hanno fatto quei cani. Grazie sempre cani per insegnarmi tutta la meraviglia del mondo che abita dentro di noi.

In foto: il mio amatissimo Brusco, che ora arriva a me nel vento; lui sì che ne sapeva di come essere felici.